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Carico mentale: il prezzo della perfezione che non esiste

gen 17

6 minuti di lettura

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carico mentale


✨ Caro Genitore, hai presente quella lista infinita che porti in testa? Le cose da fare, quelle che non puoi dimenticare, le scadenze, gli imprevisti e persino i sentimenti di chi ti sta attorno. Non si vede, ma ti pesa addosso ogni giorno. Quel peso ha un nome: si chiama carico mentale 🧠. E anche se sembra "normale", non lo è.


📌 Piccola premessa: continuerò a chiamarti Caro Genitore, ma con molta probabilità, se ti identifichi pienamente in queste situazioni, sei una mamma. Ora, Caro Papà, se stai leggendo questo articolo, ti invito a non interpretarlo come un attacco al tuo genere né come un manifesto denigratorio. Consideralo, piuttosto, un’occasione per connetterti, in modo più profondo, con ciò che la mamma dei tuoi figli vive ogni giorno.


Questo peso, troppo spesso sottovalutato, è il motivo per cui ti senti sempre un passo indietro, come se non stessi mai facendo abbastanza. È quel pensiero continuo che ti spinge a pianificare, organizzare, ricordare.

E sai qual è il problema? Non si tratta solo di ciò che fai, ma di ciò che credi di dover essere: impeccabile, efficiente, sempre presente.

Ma, Caro Genitore, fermiamoci un momento: perché questo peso non è solo tuo. È un’eredità che rischiamo di tramandare ai nostrə figliə. E se c’è una cosa che possiamo fare per loro, è interrompere questo ciclo.



La corsa infinita e la solitudine che non raccontiamo


Viviamo in un mondo che ci chiede di fare sempre di più, di essere sempre all’altezza. E non siamo solo noi ad avere agende strapiene: anche i nostrə figliə sono travolti da attività, impegni e aspettative.

Così, tra un allenamento, una festa e la lista della spesa, ci ritroviamo a correre da un impegno all’altro senza mai respirare davvero.


A volte, gongoliamo quando qualcuno ci dice: "Ma come fai a fare tutto?" con uno sguardo pieno di ammirazione e invidia. Per un attimo, ci sentiamo orgogliose, ma quella sensazione dura poco. E dentro di noi torna a risuonare un pensiero: "Devo farcela. Da sola."

A volte ti senti un po’ Wonder Woman. È un’immagine che ti rassicura e rassicura anche chi ti guarda. Ma a volte ti senti anche Cenerentola, stanca, vuota e, spesso, sola. Quante volte hai nascosto la tua stanchezza dietro un sorriso? Quante volte hai evitato di raccontare davvero come stai, per paura di sembrare meno forte?



Il giudizio e la ricerca di un "perfetto" che non esiste


Parliamo di convivere con un giudice invisibile sulla spalla. Non importa quanto fai, c’è sempre qualcosa che avresti potuto fare meglio. A volte è tua suocera o tua madre che te lo fa notare entrando in casa. Altre volte è il tuo partner che, dopo che hai fatto la lista, la spesa, sistemato la dispensa e iniziato a cucinare, ti dice: "Ma non ti sei ricordata di comprare le acciughe?"

A volte, troppo spesso, il giudice sei tu. Quando ti dici che non sei abbastanza. Abbastanza organizzata, paziente, presente, in ordine, sorridente. Fallire in un piccolo compito ti sembra un segnale di sconfitta totale.


Ma quella perfezione che rincorri non è reale. È un’illusione che ti consuma. E senza che tu te ne accorga, rischia di insegnare ai tuoi figli che l’amore e il valore dipendono dalla performance.

Perché il messaggio che rischiamo di passare alle nostre figlie è che occuparsi di tutto sia un loro dovere. Mentre i nostri figli potrebbero cercare e pretendere una compagna che faccia tutto al posto loro.


🌱 Ma questo, Caro Genitore, è qualcosa che possiamo e dobbiamo cambiare.



Il ciclo della frustrazione e il peso della cura emotiva


Quante volte ti sei lamentatə che nessuno ti aiuta? E quante volte, subito dopo, hai pensato: "Tanto, se lo faccio io, almeno lo faccio bene."

Questo è il circolo vizioso del carico mentale: ti senti sola, ma non lasci spazio agli altri. Ti lamenti, ma poi controlli che tutto sia fatto come vuoi tu.


Non è colpa tua. Anche tu, molto probabilmente, hai vissuto con questo stesso modello in casa da bambinə. E la cultura in cui siamo immersi, anche se con qualche passo avanti, ancora non dà un supporto concreto a cambiare queste dinamiche (vogliamo parlare del fasciatoio solo nel bagno delle donne?).


È difficile eliminare, ridimensionare, delegare quando hai la sensazione che tutto dipenda da te.

Si tratta però di una tua responsabilità decidere di cambiare le cose.



Il contenitore emotivo


E poi, c’è un aspetto ancora più sottile, ma altrettanto devastante, su cui voglio portare la tua attenzione: il peso emotivo.


Non si tratta solo di pianificare o organizzare: si tratta di sentirsi custode e responsabile dell’equilibrio emotivo di tutta la famiglia. È quella sensazione di dover monitorare costantemente l’umore di chi ti sta accanto, cercando di prevenire tensioni, mantenere l’armonia e risolvere conflitti, anche prima che si manifestino.

Ti preoccupi di come si sente il tuo partner, se tuə figliə è felice, se la giornata di tua madre è stata serena. Spesso, senza accorgertene, diventi il contenitore emotivo della famiglia: sei quella che assorbe, accoglie, filtra e cerca di trasformare le emozioni altrui in qualcosa di gestibile.

Ma questa responsabilità non è equamente distribuita. Diventa un carico invisibile che porti con te ovunque, e che, a lungo andare, ti svuota. Ti svuota di energia, di tempo per te, di spazio mentale. Ti ritrovi senza forze, con una brocca sempre pronta per riempire gli spazi altrui, senza che nessuno si accorga che la tua è ormai vuota.



Il carico mentale impatta sul tuo corpo


E sì, lo chiamiamo carico mentale, ma non crea impatto solo sui pensieri: si espande anche nel corpo e nelle relazioni.

È un peso totale, che toglie spazio alla leggerezza e al benessere.

Ti avvolge così tanto che finisce per avere conseguenze anche sul legame di coppia. Il fastidio che provi quando vedi l’altro sul divano, mentre la casa è un disastro. Il senso di ingiustizia quando va a calcetto e tu pieghi i panni. La tensione dell’ennesima volta che devi riordinare le sue scarpe all’ingresso.

Questi sono tutti segnali che il carico familiare non è stato ripartito correttamente, generando frustrazione e rabbia che rischiano di incidere sul desiderio e sull’intimità, sul piacere di stare l’uno con l’altro.

Lo vedi? Come se lo stare insieme diventasse l’ennesima "cosa da fare".



Ecco da dove partire...


✨ E' tanto materiale da processare, ma per questa settimana voglio lasciarti solo due "compiti a casa": semplici, ma fondamentali per iniziare a creare un piccolo spazio per te.


1️⃣ Inizia a prendere consapevolezza.

Spesso ci immergiamo così tanto nella quotidianità che dimentichiamo di fermarci a riflettere. Prendere consapevolezza significa osservarti senza giudizio. Quali sono i momenti in cui ti senti sopraffattə? Cosa ti appesantisce di più? Quali pensieri tornano più spesso a farti compagnia? Questa settimana prova a fermarti qualche minuto ogni giorno e ascoltare cosa ti passa per la mente e come ti senti. Scrivi qualche appunto, anche solo poche parole: è un primo passo per riconoscere il carico mentale che stai portando.


2️⃣ Scrivi cosa vorresti fare se avessi 10 minuti, 30 minuti e 2 ore di tempo per te.

🔹 10 minuti: cosa potresti fare in un piccolo intervallo? Magari chiudere gli occhi e respirare, ascoltare un podcast che ti rilassa, sorseggiare un tè caldo in silenzio.

🔹 30 minuti: cosa ti piacerebbe concederti in questo tempo? Una passeggiata all’aria aperta, leggere qualche pagina di un libro, fare una doccia con calma.

🔹 2 ore: immagina di avere un pomeriggio libero. Cosa sceglieresti di fare? Potresti dedicarti a un hobby che ami, guardare un film che rimandi da tempo, incontrare un’amica per una chiacchierata.


📝 Annota le tue risposte su un foglio o in un diario. Non importa se non riesci subito a mettere in pratica queste idee. Il semplice fatto di scriverle è già un atto di cura verso te stessə: significa riconoscere che hai dei desideri e delle necessità, e che meriti di soddisfarli.


Ricorda che non esiste un modo "giusto" o "perfetto" di fare questi esercizi. Ogni piccolo passo verso la consapevolezza e il benessere personale è una vittoria. 🌱



Prima di salutarci...

Siamo arrivati alla fine Caro Genitore, e come avrai potuto capire il carico mentale non sparisce da un giorno all’altro, ma con consapevolezza e supporto puoi iniziare a cambiarlo.

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Se desideri evolvere come genitore, capire come ridistribuire il carico, riprenderti tempo e spazio per te stessə, e smettere di sentirti in colpa nel farlo possiamo farlo insieme attraverso il percorso Evolution Parents. Trovi tutto qui.




A presto.

Silvia

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